Mindfulness e Gestalt Therapy
- marinellabalocco
- 20 feb 2022
- Tempo di lettura: 1 min

Lo scorso 22 gennaio è scomparso il Maestro Thich Nhat Hanh, il monaco buddhista vietnamita, fondatore del Plum Village, importante centro di meditazione e divulgazione della Mindfulness in occidente.
Ma cosa ha a che fare Thich Nhat Hanh con la Psicoterapia della Gestalt?
Nel testo L'io, la fame, l'aggressività (1942) i coniugi Perls fanno più volte riferimento alla nuova tecnica esperienziale, il cui “fine è di riguadagnare il sentire se stessi [e] risvegliare l’organismo ad una vita più piena” (cit., p. 198), per mezzo dell’allenamento della concentrazione attraverso una serie di esperienze sensoriali, come, ad esempio, passeggiare interrompendo pensiero e imparando ad essere “soddisfatti dell’essere consapevoli del corpo come un tutto” (cit., p. 244), oppure mangiare, prestando attenzione alle sensazioni emergenti nel gustare un pezzo di cibo.
Queste sono a tutti gli effetti delle pratiche mutuate dalla Mindfulness, prima che divenisse famosa in occidente ad opera di Jon Kabat Zinn e Thich Nhat Hanh.
Poiché parte del lavoro gestaltico è teso a rendere il paziente più consapevole e attento ai propri cambiamenti sensoriali e percettivi, ai propri stati emotivi, ai propri pensieri e all'associazione tra questi e la propria capacità di utilizzarli (e come utilizzarli) per muoversi nell'ambiente, il terapeuta usa spesso tecniche sul respiro, tecniche mirate al riallineamento del corpo, o ancora tecniche di consapevolezza mutuate dalla Mindfulness.
Questo aiuta il paziente a diventare maggiormente aperto e compassionevole rispetto alla propria esperienza sensoriale nel qui ed ora, imparando col tempo a gestire il proprio vissuto emozionale e a liberare appieno la propria spontaneità nel rapporto con l’altro.
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