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SENTIRE

  • marinellabalocco
  • 4 dic 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Sentire è la chiave della sādhāna” (Gioia Lussana)

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Sentire presuppone l’intenzione di creare un collegamento con sé stessi e di assumersi la responsabilità degli eventi della propria vita.

Richiede inoltre la capacità riconoscere sensazioni ed emozioni che si manifestano attraverso il corpo fisico.


Sentire è la possibilità di mettere in relazione mente e corpo nel momento presente.

Le moderne neuroscienze, così come lo yoga e la meditazione Mindfulness, affermano l’importanza dell’interazione tra queste due dimensioni affinché si possa beneficiare di uno stato di buona salute fisica e mentale. Siamo così presi dal dare importanza ai nostri processi mentali, da trovarci spesso a sminuire il valore delle nostre sensazioni. Pensiamo per esempio all’abusata espressione “agire con la testa o di pancia”, dove la prima parte mette in luce un processo nobile di scelta attraverso la razionalità, mentre la seconda indica un processo emozionale a cui viene attribuito uno scarso valore.

Spesso dimentichiamo che, come esseri umani, la nostra capacità di pensare non si sviluppa se non dopo gli 8-10 anni e che il nostro cervello continua il suo processo maturativo fino intorno ai 18-20 anni, mentre i nostri sensi sono attivi e allenati fin dalla vita intrauterina – almeno alcuni di essi. A mano a mano che le nostre facoltà mentali si perfezionano, esse non sostituiscono il nostro modo di percepire la realtà, semplicemente lo trasformano. Nonostante ciò, il sentire, e la percezione affettiva che ne deriva, rimane primario, il primo strumento pre-cognitivo che abbiamo per conoscere noi stessi e l’ambiente (persone e oggetti) che ci circondano.

La pratica dello hatha yoga, così come la meditazione Mindfulness e alcuni percorsi psicoterapeutici che favoriscono l’emergere di una consapevolezza corporea, permettono di trasformare l’esperienza del sentire in un’esperienza di contatto: con il proprio mondo interno, oltre che con il mondo esterno. Tali esperienze sostengono lo sviluppo di connessioni forti tra la corteccia cingolata posteriore, la corteccia cingolata dorsale anteriore e la corteccia prefrontale dorsolaterale, che, sulla base di numerose ricerche scientifiche (tra queste quella di Brewer et alt., 2011), permette di sviluppare una capacità di auto-monitoraggio che ci aiuta a dare un senso a ciò che sentiamo, trasformandolo in chiari: emozioni, pensieri e azioni.

La pratica delle asana, sciogliendo le tensioni muscolari, aumenta l’afflusso sanguigno nei muscoli periferici, in quelli del tronco e in quelli lisci degli organi viscerali, stimolando così il sistema nervoso autonomo parasimpatico, che stimola la quiete, il rilassamento, il riposo, la digestione e l’immagazzinamento di energia.


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Marinella Balocco

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